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Maura del Serra

Giochi di colore nella poesia di Maura Del Serra.

Poetessa, drammaturga, traduttrice. Mediatrice tra visibile e invisibile. Una poesia che "mostra il cammino al sole". L'alternarsi delle stagioni al ritmo gioioso dell'universo. Infinito presente. L'età che non dà ombra.


Sebbene la poesia di Maura Del Serra sia fatta generalmente rientrare nell'ambito delle nuove tendenze della poesia italiana degli ultimi decenni - con particolare riferimento alla produzione femminile - l'abbondante varietà di raccolte da lei pubblicate fino ad oggi le hanno conferito un riconoscimento particolare nel panorama della poesia italiana contemporanea. Poetessa, drammaturga, traduttrice e critico letterario ha pubblicato volumi e saggi dedicati ad autori del Novecento italiano ed europeo, numerose raccolte poetiche, testi teatrali e traduzioni dall'inglese, tedesco, francese e spagnolo. Nonostante le sue opere siano poco diffuse fuori dell'Italia, dal 1978 le sue raccolte vengono curate da prestigiose case editrici nazionali. (1)

Il fatto che Maura Del Serra non è molto conosciuta all'estero può essere attribuito a numerosi fattori, i quali non riguardano esclusivamente il suo caso, ma quello di molti altri poeti italiani contemporanei. Tali cause possono essere suddivise in due categorie, una delle quali fa riferimento alla posizione odierna della poesia in Italia, mentre l'altra riguarda la carenza di traduzioni delle sue opere, le quali permetterebbero di portare la sua produzione all'attenzione di un pubblico più ampio, anche fuori dei confini nazionali. È bene notare che esistono alcune traduzioni delle sue poesie in russo, tedesco, svedese ed inglese, ma nessuna di queste fornisce una visione esaustiva della sua opera. In Italia la produzione della Del Serra è apprezzata da critici, poeti e lettori dotati di un interesse di ampio respiro verso il linguaggio lirico, i quali si identificano con la sua visione poetica e della vita in generale, e che sono in sintonia con l'uso che la Del Serra fa della lingua, spesso soggettivo e di difficile interpretazione.

Come è avvenuto per molti altri poeti della sua generazione, solo raramente i suoi lavori hanno trovato posto all'interno delle principali antologie di poesia italiana contemporanea, ma ciò può essere attribuito all'arbitrarietà degli editori nel riguardi di lei e anche di tanti altri poeti e poetesse della sua generazione. Ciò è dimostrabile, per esempio, nelle critiche rivolte all'antologia intitolata Poeti italiani del secondo Novecento 1945-1995 (ed. 1996) (2) a causa della selezione di autori operata e per l'inspiegabile assenza, tra quelli inseriti, di scrittori di fama quali Sbarbaro, Rebora, Gatto, Penna, Risi, Spaziani, Cattafi, Ripellino, Guidacci, Mussapi, Frabotta ed Insana. Le implicazioni e la gravità di queste omissioni sono un'ulteriore presa di coscienza sulla precarietà, arbitrarietà e mutevolezza delle selezioni antologiche, il che mette in discussione l'intero processo decisionale adottato per questo genere di raccolte.

Di origini toscane, la poesia di Maura Del Serra è indissolubilmente legata alla sua attività come docente di Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea all'Università di Firenze, dove ha concentrato i propri sforzi soprattutto nella valutazione critica di numerosi autori italiani ed europei del XX secolo quali Pascoli, Campana, Rebora, Ungaretti, Jahier, Caproni, Penna, Montale, Guidacci, Proust, Woolf, Borges. Affermata traduttrice con tedesco, inglese, francese e spagnolo come lingue di lavoro, ha tradotto componimenti di Else Lasker-Schüler, Shakespeare, Francis Thompson, Viriginia Woolf, Katherine Mansfield, Marcel Proust e Juana Inés de la Cruz, e ha scritto numerose opere teatrali. Il suo primo amore rimane comunque la poesia, che le permette di sviluppare la sua complessa filosofia di vita in maniera sintetica e concisa. Dalle sue stesse parole possiamo comprendere ciò che questo significhi per lei:

La poesia è comunicazione, come lo è la musica, come lo è il linguaggio di tutte le arti: una comunicazione molto intensa [...] nel mio caso si scrive poesia per testimoniare, per gettare un ponte [...] per stabilire dei legami autentici fra sé e il mondo, e questo lo si fa per tutti, a nome di tutti: il poeta è semplicemente un testimone, e non ha, in questo senso, nessun diritto all'autoesaltazione, a un senso di elezione "profetica" o di importanza particolare: è un testimone, un interprete dell'umano; è un traduttore dall'invisibile al visibile e viceversa, quindi, se è un buon traduttore avrà il merito appunto di aver ben tradotto questo testo invisibile che leggiamo tutti e da cui tutti siamo letti. (4)

Il ruolo che la Del Serra attribuisce a se stessa come poeta è quello di mediatrice tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile, ed inoltre quello di traduttrice ed interprete dei messaggi che è in grado di desumere dai testi scritti. Perciò l'uso che fa del linguaggio assume un'importanza vitale, in quanto strumento attraverso il quale sviluppa pensieri ed intuizioni da trasmettere al lettore. Lo stile da lei utilizzato è sintetico e denso di contenuti, riuscendo ad esprimere, con il ricorso a vari tipi di immagini e metafore, il rapporto tra l'uomo ed il mondo che lo circonda. Particolarmente significativi a questo riguardo possono essere i titoli di alcune raccolte quali La gloria oscura e L'età che non dà ombra, ove l'accento ricade con forza sulle tinte cupe di "oscura" ed "ombra", sebbene la tendenza a sottolineare le variazioni di colore sia una delle caratteristiche predominanti della sua poesia. Questa particolare attenzione attribuita ai colori non esprime soltanto valori realistici e simbolici, ma fornisce in aggiunta precise indicazioni sulla poetessa e sul suo rapporto con la parola scritta.

Il critico Giorgio Bàrberi Squarotti rileva nella poesia della Del Serra l'uso di immagini magiche ed orfiche, le quali richiamano da vicino poeti quali Dino Campana e Mario Luzi. Ma al di là dei possibili parallelismi con questi autori, la poesia della Del Serra dimostra inoltre un ampio ricorso a simbolismi e costruzioni allegoriche, il che evidenzia un non trascurabile substrato di credenze e convinzioni religiose. (5) La poesia Equilibrio afferma in maniera precisa ed inequivocabile quali siano i legami che uniscono poeta e lettore al testo stesso:

Ora che il tempo passa su noi col suo colore e siamo due farfalle dentro lo stesso fiore, ogni cosa ci svela la sua forma perfetta.

Il poeta e il lettore (le "due farfalle") sono accomunati simbolicamente da un destino umano e finito ("dentro lo stesso fiore") ed allegoricamente uniti nella comune consapevolezza dello scorrere del tempo ("il tempo passa"), in quanto ciò che è finito richiama l'infinito, ciò che è imperfetto la perfezione ("ogni cosa ci svela / la sua forma perfetta").

Quali sono pertanto gli elementi che ritroviamo nella poesia di Maura Del Serra? Le sue opere mostrano stati d'animo e cambiamenti che riflettono l'intero processo di metamorfosi sperimentabile da parte dell'uomo; esse rappresentano inoltre un'indagine dell'anima e del mondo, in particolare in ciò che l'uno riflette dell'altro. Tale studio è accompagnato da un'ulteriore investigazione del linguaggio poetico, in quanto poesia e verità si fondono nello sviluppo lineare dei testi stessi. L'"orfismo" in Maura Del Serra (per usare la terminologia di Bàrberi Squarotti) è diretto, ascetico e preciso, mentre le immagini o visioni presentate sono ben delineate e decisamente di scarso contenuto emotivo.

Anche la memoria gioca un ruolo fondamentale nella poesia di Maura Del Serra, poiché riconduce ai primi misteriosi contatti della poetessa con la vita ed ai suoi tentativi di scoprire il modo in cui essa intervenga nella sua storia personale e, di riflesso, in quella degli altri. Il saper dominare un linguaggio intuitivo le permette di svelare le analogie tra le cose, assicurandole inoltre di comprendere ed apprezzare le trasformazioni ed interazioni continue che si generano tra le persone. Queste riflessioni forniscono materiale primario per le sue poesie, come nel caso di Ritratto 1954, scritto nel momento in cui Maura Del Serra scopri di aver preso il posto di un fratellino molto amato, morto in tenera età. Fu un evento traumatico dal quale la madre non si riprese mai, mentre la figlia, fin dall'età più giovane, si rese conto di poter contribuire ben poco ad alleviare questo dolore incolmabile:

La bambina perduta nella casa

a lottare con l'ombra d'angelo del fratello

che a vita oscura il respiro ed il riso

nuovo del corpo a lei. La madre arsa

conta i doni mancati

alla sua icona...



La bambina presa

già da un suo stemma di parole contro

il nulla vi si cerca ed accarezza

la sua gatta nel sole dell'attesa. (7)

Esperienze di questo tipo le danno la certezza che l'uso e l'elaborazione creativa della parola scritta possano avvicinare con grande efficacia poeta e lettore al cuore dell'argomento trattato. Pertanto la poesia per la Del Serra diviene:

l'inutile certezza d'ogni rosa creata

nel lume chiuso dell'apparsa danza

mostra il cammino al sole. (8)

I versi appena riportati rivelano l'essenza di ciò che appare - ma anche di ciò che è celato - nelle parole scelte dalla poetessa. Quest'opera illumina il cammino al lettore, superando l'oscurità dei due aggettivi "inutile" e "chiuso" attraverso la luminosità proveniente dall'immagine radiosa del "cammino al sole", la quale conduce alla conclusione della poesia e ne domina la parte finale. Qui poesia e pensiero diventano due aspetti della stessa esperienza, in quanto ciò che in senso letterale può essere considerato reale e concreto lascia il posto alla luce, alla gioia ed alla luminosità della "danza" e del "sole".

Una poesia come questa può essere paragonata ad un fuoco segreto che penetra le profondità del significato: ciò appare chiaramente dai titoli enigmatici e deliberatamente provocativi che la Del Serra sceglie per i suoi componimenti. Come molti altri poeti è pienamente consapevole del potere proprio della parola di dare significato, scendere in profondità e manifestare valori intrinseci, nascosti fra le righe. Il suo obiettivo è quello di scoprire e rivelare analogie su livelli diversi, di assaporare i mutamenti e le trasformazioni costanti che avvengono nella vita, esprimendoli attraverso la suggestione lirica della poesia. Ne L'Arco l'immagine, presente nel titolo scelto per la sua prima raccolta, diventa metafora di una tensione interna, alla quale la stessa Emily Dickinson si riferisce nel versi "Existence's whole arc, filled up, I with one small diadem". (9) Questo "arco" abbraccia, o ingloba, luce e sole, e dà particolare enfasi al valore della conoscenza e di tutto ciò che è in grado di aprire una breccia nell'oscurità e vincere le forze del male. Questo aspetto conferisce particolare importanza ad ogni elemento considerato eterno o divino, mezzi capaci di allontanare le tenebre del silenzio e della disperazione.

Per la sua seconda raccolta Maura Del Serra scelse il titolo contraddittorio La gloria oscura, che sottolinea una delle tante modalità delle quali si serve per dipingere di colore la sua poesia. Attraverso l'ossimoro qui utilizzato si vuol far riferimento alla capacità - più che alla certezza - propria della condizione umana di raggiungere la gloria. Questa dualità spicca nell'ampio ricorso da parte della poetessa a colori contrastanti e ad immagini quali "la gloria oscura", (10) "disputa in nero e rosso", (11) "l'azzurra quiete" (12) o a versi come "sarò cerchio perpetuo di lume / scritto nel punto oscuro", (13) il tutto usato per enfatizzare i conflitti riscontrabili nel mondo intorno a lei.

Al contrario, il titolo della raccolta successiva, Concordanze, racchiude un concetto più ampio, in quanto concentra l'attenzione sul modo in cui apparenti opposti della vita umana come luce ed ombra, gioia e disperazione, possano risolversi armonicamente. Nella poesia Preghiera la Del Serra esprime così l'idea di concordanza:

sia favilla che sana

l'incendio della notte

goccia che scava dalla sabbia nostra

la sua guglia indelebile dispersa

nell'oltresole (14)

Il senso di dualismo è una costante della sua opera poetica, espresso nel contrasto tra bianco e nero, finito ed infinito, realtà e potenzialità, dubbio e certezza. Poesia non significa soltanto segni neri su carta bianca, bensì essa diviene lo strumento rivelatore di una dimensione religiosa nella vita. Di conseguenza, il lessico utilizzato da Maura Del Serra fa ricorso ad elementi vitali quali l'acqua, il fuoco, la terra, l'aria, l'alba, la notte, la cometa, lo specchio, la pietra, il deserto, la stella, l'ombra ed il viaggio, tutti termini che aiutano a comprendere la verità sulla vita e sull'esistenza e che sono associati a colori dominanti quali il nero, il bianco, il rosso, ed alle emozioni ad essi correlate di disperazione, gioia e passione. L'esperienza della poetessa è parallela a quella di chiunque decida di intraprendere un viaggio tra vette e abissi alla ricerca della conoscenza e di una possibile dimensione religiosa della vita stessa.

Nel 1987 la Del Serra scelse l'immagine simbolica della "meridiana" come titolo ad una delle sue raccolte. La combinazione di luce del sole ed ombra come indicatori dell'ora solare sono un ulteriore indizio della dualità che domina l'esistenza. In questo senso la poesia di Maura Del Serra si muove da una condizione soggettiva di confessione e metamorfosi, fino ad un coinvolgimento corale ad aspetti di vita quotidiana, attraverso un'alternanza universale di elevazione ed annullamento. Il passaggio dall'armonizzazione degli eventi ad una successiva riflessione o valutazione del loro valore prevede implicitamente una fase di concentrazione sul soggetto riflesso. La meridiana si tramuta nel simbolo di questa condizione, in quanto utilizza luce ed ombra sintetizzando in sé sia la realtà tangibile del tempo, sia l'essenza della sua natura fugace.

Nella poesia Alle stagioni (15) vengono messi in primo piano temi quali lo scorrere inevitabile del tempo, l'armonia superiore che è regola dell'universo, la natura come garante e depositaria della vita e del carattere ciclico degli eventi del mondo. La tecnica espressiva utilizzata, qui come in altri casi nella poesia della Del Serra, è inusuale poiché il testo, attraverso l'uso del verso libero e, di preferenza, di endecasillabi, si sviluppa in un'unica lunga frase rivolta alle stagioni, la quale si suddivide in definizioni collegate fra loro grazie all'uso sapiente di virgola, punto e virgola e trattino. In questo modo il linguaggio, fortemente allusivo, conduce al centro della scena le stagioni nel loro continuo alternarsi, nei loro colori e peculiarità, diventando così immagine autentica del ritmo gioioso e vitale dell'universo. Questo aspetto è espresso chiaramente nei versi introduttivi:

In voi sole - oro, nero e azzurro - esiste

il tempo inesprimibile; voi siete

ogni viso che tanta strada porta

alla sua foce unanime, ed il moto

diamantino degli astri vi ripete in pensiero.

Le stagioni, con i loro colori in continua alternanza, sono un'icona del ritmo universale, che ciascuna riflette a suo modo. Sintetizzano pertanto sia l'incessante cambiamento che segna nascita, trasformazione e morte di persone e cose, sia l'eternità dell'universo ordinato nel quale viviamo. Attraverso la nostra sensibilità finita ed intelligenza limitata esse ci offrono indicazioni sul tempo e sull'eternità, lasciando trasparire le profonde analogie esistenti tra ciò che è finito e ciò che non lo è:

- in voi la storia ha rotondo

incorruttibile specchio; voi, carne

della luce, spingete il mutamento

sull'altalena dell'eterno [...] siete

lo spazio che nel cuore nuovo canta.

La similitudine di fondo espressa tramite questi giochi di colore che riassumono le caratteristiche vitali di primavera, estate, autunno e inverno, accompagna e riflette con precisione le diverse tappe della vita umana, muovendosi e sviluppandosi attraverso nascita, adolescenza, maturità, fino a giungere alla morte e alla corruzione.

Simile nei toni e nei sentimenti a questa composizione ritroviamo la poesia Foglie, (16) nella quale si mette in evidenza il carattere ciclico della natura nel cambiamento in forma ed aspetto subìto dalle foglie, in armonia con il ritmo delle stagioni e secondo un processo di naturale rigenerazione. Propria di questa lode è la gratitudine della poetessa verso le umili "foglie", il cui colore verde è allo stesso tempo simbolo del sostentamento vitale che esse offrono durante la vita, così come della speranza offerta dal loro continuo riapparire ogni anno. Per la Del Serra esse sono le "Verdi madri dell'aria che ci nutre", ed il nostro debito verso di loro è espresso con chiarezza:

carne ciclica e chioma al mantello della terra,

voi dell'albero siete docile leggerezza

che dà parola al vento:

Il massimo tributo di speranza e certezza da loro offerto trova spazio nei versi conclusivi:

rinascete in silenzio, e ancora e sempre la morte

in primavera nuova cancellate.

Quando, nel 1992, Maura Del Serra pubblicò Infinito presente, scelse intenzionalmente questo titolo enigmatico. I due termini "infinito" e "presente" sono accomunati dal fatto di poter essere utilizzati sia come aggettivi, sia come sostantivi. La tematica che predomina in questa raccolta è quella del bisogno di armonia e felicità insito nell'uomo, e la sua costante ricerca di identità. Per la Del Serra il "presente" può essere visto come un prezioso rifugio:

... e chiamo là

il presente, la sua musica piena

di lieta forza.

(Lavoro) (17)

In un'altra occasione esso è considerato come sintesi di passato, presente e futuro:

... occhio presente

gravido di futuro o di passato.

(Il simbolo) (18)

Il presente è inoltre in grado di confrontarsi con l'eternità:

ostaggio dell'eterno il tuo minimo presente.

(Monito) (19)

L'arte poetica disegna il legame tra ciò che è presente e ciò che è infinito, poiché ricerca e realizza un vincolo di continuità nelle parole e nei versi. La poesia Mimesi ci avvicina al tema della fede e del rapporto personale con il Creatore, aspetto comune a molti autori contemporanei, e che offre alla Del Serra la possibilità di narrare la sua drammatica e profonda esperienza religiosa:

Quando ti nascondesti,

oscurandomi in me mi feci grotta,

e quando mi cacciasti

mi acuminai in disdegno, e quando infine

tu mi scordasti, mi sciolsi in oblio:

ora che torni, amore delle sfere serene

e della cieca polvere, a far tempio

della mia tenda fuggevole, ferma

siedo sulle ginocchia di tua figlia la vita

nei suoi mille colori trasparente,

e narro ad ogni forma la tua forma infinita. (20)

L'uomo, fatto a immagine di Dio, modella se stesso a somiglianza di Lui. Se Dio lo abbandona, anch'egli lo abbandona, e quando Dio ritorna verso di lui, egli fa lo stesso. Chi torna a Dio ed ha fiducia nella vita scopre il legame tra il divino e l'umano, mentre il cielo infinito della vita testimonia il piano soprannaturale dell'esistenza sulla terra. Compito della poetessa è, pertanto, quello di esprimere, attraverso gli scritti, quale sia questo piano divino riflesso, sebbene in maniera imperfetta, nella sconfinata varietà della creazione. Tale proposito è presentato dalla Del Serra nel verso finale: "narro ad ogni forma la tua forma infinita". Questa è un'opera chiave poiché contiene la confessione dell'autrice e la sua professione di fede.

Dal punto di vista stilistico ella adotta la stessa struttura sintatticamente compatta, presente in molti altri componimenti. Alcune immagini utilizzate nella prima parte della poesia quali "mi feci grotta", "mi acuminai in disdegno" e "mi sciolsi in oblio", proiettano una vivida immagine di oscurità e disperazione. L'espressione "ora che torni" demarca l'inizio della seconda parte, insieme al ritorno della speranza, evidenziato dal ricorso a parole come "serene", "vita", "colori", "trasparente" ed "infinita", che esprimono nella loro natura la speranza e l'emozione simbolica, e che vengono associate a colori chiari e splendenti.

Attraverso l'uso rigoroso del linguaggio, il ricorso corale al nero, al bianco, al rosso, e grazie al costante riferimento al quattro elementi primari di terra, acqua, aria e fuoco, la poesia di Maura Del Serra ci propone un'interpretazione della vita e getta un'àncora verso l'ignoto. Non è solo una serie dì simboli o di allegorie: è l'essenza della verità, una sorta di rivelazione che, nella sua forma imperfetta eppure illuminante, ci avvicina alla realtà della vita e dell'esistenza, ed alla dimensione religiosa presente in essa.

Nella sua ultima opera L'età che non dà ombra (1997), la Del Serra rimarca nuovamente il concetto di potere della parola scritta, richiamando la convinzione di Mario Luzi secondo il quale le parole, se usate sapientemente, possono raggiungere mete celesti. Scrive Luzi a questo riguardo:

Vola alta, parola, cresci in profondità,

tocca nadir e zenith della tua significazione

[...] sii

luce, non disabitata trasparenza... (21)

Come abbiamo detto, l'opinione della Del Serra sull'argomento si avvicina a quella di Luzi, ed il suo cammino lungo questo sensazionale sentiero si esplicita nella definizione del proprio ruolo come poeta affrontata nel componimento che dà il titolo alla raccolta:

Eretta dentro il mio filo di spada

cammino nell'età che non dà ombra,

spargendo l'acqua e il pane

in parole, sciogliendo e riformando

la mia bocca segreta dentro il pozzo corale;

guardo il cristallo fare eterno l'astro,

la neve e il sale -

l'uccello, primavera del suo ramo,

risolfeggiare in lucida canzone

la nostra inconoscibile illusione;

e madre e solitudine mi chiamo.

(L'età che non dà ombra) (22)

Malgrado le tenebre che altri autori avvertono attorno alle loro opere, in questo caso la poesia ha dato alla Del Serra accesso ad una dimensione di vita illuminante, che le dà il coraggio di immergersi in essa e di dichiarare: "Cammino nell'età che non dà ombra". Attraverso le parole usate nelle sue poesie, ella distribuisce "l'acqua" e "il pane", essenziali per il sostentamento, e trova conforto nell'immagine singolare del "pozzo corale", che chiude la prima parte del componimento. La seconda parte assume grande forza proprio dall'uso dell'aggettivo "corale", che enfatizza la dimensione di solidarietà della vita.

Il percorso tracciato finora dalla poesia della Del Serra manifesta il prevalere della luce, anche se il limite di tale luce è spesso dipendente dalle ombre che la accompagnano. Anche la "meridiana" per funzionare ha bisogno di luce ed ombra, cosicché essa diviene il simbolo dello sforzo della Del Serra nel voler misurare la propria vita ed attività creativa, opposto alla meridiana della nostra storia esistenziale. L'immagine orizzontale dell'ombra e quella verticale della luce, entrambe riflesse sul piano della meridiana, simbolizzano allo stesso modo lo sforzo di coloro i quali ricercano una dimensione verticale di luce, luminosità e chiarezza, non disposti ad accettare un'estensione orizzontale di oscurità. La sua opera dona alla poesia italiana contemporanea uno stile forte e positivo, mentre la profondità del suo linguaggio riflette in maniera esemplare un pensiero ottimistico, in contrasto con qualsiasi filosofia negativa. Possiamo affermare pertanto che l'obiettivo principale della poesia di Maura Del Serra, della sua "solitudine corale", è di dare enfasi a questo aggettivo, il quale supera la solitudine e l'isolamento del nome che lo accompagna. Così facendo la Del Serra rimarca il tema della solidarietà umana, proponendo la sua poesia come faro sul cammino di chiunque si identifichi con il suo pensiero.

Galway / National University of Ireland, Maggio 2005

Catherine O' Brien

in "Città di vita"

a. LX, n. 3, pp. 311-322


NOTE

(1) L'Arco (1978), La Gloria Oscura (1983), Concordanze (1985), Meridiana (1987) e Infinito presente (1992) sono state pubblicate da Editrice Giuntina, Firenze; l'antologia Corale (l994) è stata pubblicata da Newton Compton Editori, Roma, mentre L'età che non dà ombra (1997) è stata pubblicata a Firenze da Le Lettere. (2) Poeti italiani del secondo Novecento 1945-1995, a cura di Maurizio Cucchi e Stefano Giovanardi, Milano, Mondadori ("I Meridiani"), 1996. (3) Nata a Pistoia nel 1948, la Del Serra vive attualmente nella sua città natale. (4) Intervista a Maura Del Serra, 1986. (5) Introduzione a Concordanze, p. 5. (6) Infinito presente, p. 12. (7) Concordanze, p. 9. (8) Ibid., p. 10. (9) "L'intero Arco dell'Esistenza, riempito, / Da un solo - piccolo Diadema -" (Connie Ann Kirk, The Complete Poems of - Tutte le poesie di Emily Dickinson [http://www.emilydickinson.it/ed0501-0580.html], data di consultazione 27/03/2005). (10) La gloria oscura, p. 9. (11) Ibid., p. 10. (12) Ibid., p. 10. (13) Ibid., Jacopone da Todi, p. 14. (14) La gloria oscura, p. 13. (15) Alle stagioni: "In voi sole - oro, nero e azzurro - esiste / il tempo inesprimibile; voi siete / ogni viso che tanta strada porta / alla sua foce unanime, ed il moto / diamantino degli astri vi ripete in pensiero: / inverno, amore secco e freddo, oscuro / sussistere del tempo nella pietà di fine; / e primavera accesa nella sua mano, azzurra / potenza sprigionata dalla brama bambina / che cresce in vampa estiva e colma d'estasi il moto / delle cose; calante perfezione / dei sapori d'autunno - in voi la storia ha rotondo / incorruttibile specchio; voi, carne / della luce, spingete il mutamento / sul l'altalena dell'eterno, e infine / bianche nel centro della ruota, siete lo spazio che nel cuore nuovo canta" (Meridiana, p. 72). (16) Foglie: "Verdi madri dell'aria che ci nutre. voi date / carne ciclica e chioma al mantello della terra, / voi dell'albero siete docile leggerezza / che dà parola al vento; / arcipelaghi di geometrie sotto il sole, / fucine d'oro estatico smeraldino, che pare / sospeso nell'estate dell'eden, e d'un tratto / snuda il tempo spargendo la sua fragile gloria / sulle strade bagnate; sorelle degli uccelli, / come loro, come ogni creatura da nostra / stolta violenza strette e minacciate, / rinascete in silenzio, e ancora e sempre la morte / in primavera nuova cancellate" (Meridiana, p. 62). (17) Infinito presente, p. 14. (18) Ibid., p. 33. (19) Ibid., p. 47. (20) Ibid., p. 60. (21) M. Luzi, Tutte le poesie, Milano, Garzanti, 1988, p. 591. (22) L'età che non dà ombra, p. 49. (23) Armonie di donna, Pistoia, 1995.

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