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Maura Del Serra


Un "quotidiano e non chiassoso poiein" è davvero l'opera letteraria e la testimonianza umana di Maura Del Serra, una rara scommessa sulla parola e un costante dialogo contemplativo con aquello que excede, direbbe San Juan de la Cruz, ma che dalla sua oltranza traccia una misura, una distanza da dove e per dove l'amore divino totalmente si dispiega.

La Del Serra appartiene ad una genia di scrittori marchiati, a dispetto di tante contemporanee miserie da bottegai delle lettere, da un segno radicale, un fuoco indiscutibile che si accende e illumina, d'improvviso rischiara, 'fonda ed esprime il visibile'. [...] La poesia di Maura Del Serra ha molto in comune con la preghiera e la lode, il suo donarsi interamente alla parola che, a sua volta, nella carità si dona e per-dona; e va guardata senza violenza critica, lasciandovi intatto il luogo che vi occupa lo sguardo dell'Altro, va amata per l'amore a cui si dona e da cui è donata, deve essere vista perché qualcosa dell'Invisibile vi è custodito e vi imprime la sua traccia.

Come la grande scrittura mistica, anche questa dà una distanza, invia nella profondità dove è questione del volto dell'Altro, del suo ritratto e del suo ritiro. [...] Questa è certo l'epoca del Figlio, dunque di una distanza che segna il cammino del ritorno alla Dimora. L'opera della Del Serra è in questa via difficile dove si è chiamati, secondo le parole della sua cara, grandissima Simone Weil, ad "assumere il senso di essere in patria mentre si è in esilio".


ROBERTO CARIFI

Da Maura Del Serra, in "Quinta Generazione"

luglio-agosto 1987

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