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  • Maura del Serra

Melodie della terra. Novecento e Natura

"L'intensa capacità di lode, la gloria che oscuramente disegna una via di salvezza nell'intreccio dolente del mondo e della storia" È Roberto Carifi, recensendo L'età che non dà ombra (1997), a fare il punto sull'alto lirismo sapienziale di Maura Del Serra (Pistoia 1948), un'autrice importante, nel panorama della nuova poesia, anche studiosa e traduttrice di prim'ordine (ricordiamo i suoi lavori su Campana, Rebora, Pascoli, Ungaretti, Jahier) e le sue versioni dalla Else Lasker-Schüler, dalla Woolf, da Simone Weil, Juana Inés de la Cruz, etc.; e le raccolte La gloria oscura, 1983; Concordanze, 1985; Meridiana, 1987; Infinito presente, 1992). "Più che altrove", scrive Carifi, "Maura Del Serra attraversa le dolorose stazioni dell'età nichilista, di questa epoca perduta 'nel fondiglio del non senso', in 'giorni di creature divise', di 'arroganti rovine'; interroga la 'barbarie ricorsa', la 'guerra dei dogmi senza fede', scommette sulla responsabilità della poesia, sulle sue istanze etiche, sulla vocazione a cercare 'in nuova lingua/verde l'antico giardino dei nomi'. In realtà "il personaggio che sostiene con la sua presenza gran parte dei componimenti del libro" - e qui Giorgio Barberi Squarotti si riferisce a Corale, una bella antologia del '94 - "è una figura d'allegoria: la natura che conserva in sé le radici della vita, il compendio e il deposito delle radici delle cose, la 'messaggera' non celeste, ma terrena che porta notizie assolute sull'essenza del cosmo in quanto opera della creazione divina". E a questa sacra istanza, divina, creaturata essenza della Natura, si rivolge e si conforma tutta la poesia della Del Serra.

"'Natura come corpo'," - conferma Anna Dolfi in un commosso saggio intitolato e dedito a tale Ombra in luce - "terra, materia, nero (opacità si direbbe in perpetua ricerca della sua forma occultata, presente dolorosamente ferito, dalla collettiva e individuale perdita dell'originaria unità con il Tutto e il Divino); Anima come bianco (sublimazione, intangibilità, trasparenza), acqua e aria insieme (inconsistenza di una forma formante che tende, da vicino, al suo principio), luogo dove agire le mani (che carezzano, sfiorano, dando e ricevendo forma); Spirito come fuoco, spazio/tempo combusti in una rubedo che attraverso la fiamma (medium possibile tra Anima e Spirito) si riconduce al bianco, alla totalità della luce e alla sua impossibilità (ombra come luogo di alonatura, ai margini dell'ossimoro permanente: così la stessa gloria oscura)".


PLINIO PERILLI

in Melodie della terra. Novecento e Natura

Milano, Crocetti, 1997

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