Come dire qualche parola che non mi appaia inadeguata, superflua, agli amici che hanno il privilegio di leggere questo distillato "breviario" di poesia? Ai lettori che in grazia di empatia colgono i caratteri fondanti il dettato di questa scrittura, non serve ricordare quanto è stato rilevato da eminenti studiosi e da illustri critici in merito alla poesia e al teatro di Maura Del Serra: se già alla metà degli anni '80 fu autorevolmente sottolineata la "solitaria luce di grandezza" che permea la scrittura di Maura, se leggendo i suoi testi ci tornano alla memoria le eco dei lirici greci e di Dante, di Shakespeare e di Leopardi, della Dickinson e di Eliot, nonché alcuni dei riferimenti capitali della tradizione occidentale e della mistica orientale, mirabilmente vive e rivissute nelle armoniche del nostro tempo, non possiamo sentirci paghi della nostra capacità di ricostruire la fitta trama che sottastà allo splendido arazzo tessuto da questa scrittura; non è, voglio dire, la peculiare erudizione che vi traspare né la singolare abilità stilistica il dato capitale dei testi di Maura, bensì il loro versante di silenzio; il silenzio di una soggettività oltremodo pregnante e fascinosa che si ritrae, o meglio si oggettiva, per lasciare che la parola scritta ci incanti non con un abito di rutilante splendore, ma con quello della bellezza che è verità o, meglio ancora, della verità che è bellezza. È lì, in quel punto in cui profluvio verbale ed afasia delineano lo stesso sembiante, che ci sentiamo amici di Maura Del Serra e riconosciamo come nostri amici tutti coloro che le sono amici, senza averli incontrati personalmente, senza aggiungere parole inadeguate, superflue, come accennavo all'inizio.
Come non dire però, agli amici nuovi e antichi, della meraviglia che mi è sempre stata compagna durante i miei incontri con Maura nella sua casa ordinata e luminosa, tappezzata di libri e adorna di fiori; in quelle occasioni la conversazione e i silenzi spesso hanno fluito sulle note di Monteverdi o di Purcell e le viole elisabettiane hanno fatto pendant con i canti provenzali o con le variazioni incantatorie di un flauto arabo; la meraviglia però non l'ha generata in me quell'habitat fine e gentile ma la semplicità, la naturalità vorrei dire, con cui le espressioni più raffinate dell'arte e del pensiero si coniugano e si manifestano nei gesti e nelle parole di Maura, divenendo carattere distintivo della persona e misura della quotidianità. Nessuna concessione allo snobismo, ovviamente, nel pensiero e nel comportamento di Maura ma un'adesione determinata e fidente a quanto di profondamente reale dimora nelle espressioni più alte della creatività e dell'arte. L'arte che si fa vita insomma, la conoscenza che diventa cultura, la coscienza che si fa testimonianza, fra le difficoltà del quotidiano che tutti conosciamo e quelle specifiche di una salute spesso precaria: "mi è toccato un corpo di serie C" ebbe a dirmi un giorno in cui la vedevo sofferente, ma essa stessa in un suo saggio ha avuto modo di ricordare il detto greco "Tò pàthei màthos" (la conoscenza mediante la sofferenza); e gocce luminose di poetica conoscenza sono anche le "scintille" di questa raccolta la cui forma breve, fulminate, nulla toglie all'intensità dello sguardo, al carattere polifonico, abbracciante, degli accenti che variano incessantemente, anche se la visione è ancorata allo Zenith e l'incanto dei melismi è unico, personale, universale.
A.R.
A Quarrata la prima di Specchi di Maura Del Serra tra opere d'arte di rilievo internazionale
Il testo sarà agito da Moreno Fabbri. Tra i pezzi esposti anche gli studi grafici di Gori e Paoletti per lo stesso libro
Si aprirà con la prima dello spettacolo Specchi di Maura Del Serra l'importante mostra Segno grafico organizzata dall'agenzia d'arte Overlook nello spazio di via della Madonna 52 a Quarrata. La mostra, che si inaugurerà domenica 25 gennaio alle 18, propone una serie di opere scelte di artisti di livello internazionale come Alberto Burri, Alexander Calder, Max Ernst, Hans Hartung, Lucio Fontana, Giorgio De Chirico, Man Ray e altri. Accanto a questi pezzi, una sezione presenta gli studi e le grafiche effettuati da Federico Gori e Gerardo Paoletti per il volume Scintille realizzato da Confartigianato e Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia come strenna 2008, all'interno del quale è pubblicato anche l'atto unico Specchi. La "microcellula drammatica" scritta da Maura Del Serra è una densa rivisitazione del mito di Narciso e la ninfa Eco, prigioniera dell'amore non corrisposto per lui. In questa rilettura, la coppia mancata assume le molteplici, tormentate valenze degli odierni rapporti erotici e socio-familiari, come quella fra etero ed omo-sessualità o quella edipica fra madre e figlio, nel segno di una pietas che ricongiunge la morte alla rinascita. L'interprete di questo "fulmineo teatro" è Moreno Fabbri, attore teatrale e cinematografico, conduttore di spettacolo e organizzatore di eventi culturali. Noto sul territorio anche per la sua attività di presidente di "Un Club per l'Europa" e di segretario della giuria del "Premio Vallecorsi", Moreno Fabbri ha all'attivo anche numerose intepretazioni e recital, tra cui si ricordano Il teatro della poesia al Palazzo Ducale di Lucca, il recital Omaggio a Else Laske-Schüler in Palazzo Vecchio, l'Omaggio a Mario Luzi in occasione della Giornata mondiale della poesia e molti altri. Numerose anche le sue presenze cinematografiche.
"Toscana TV"
"Il Tirreno"
"La Repubblica"
23 gennaio 2009
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