La pessima circolazione della poesia, in un mercato librario già di per sé così asfittico da rasentare la paralisi, non mi ha consentito prima di conoscere e apprezzare la produzione poetica di Maura Del Serra, docente di letteratura italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze. Saggista e traduttrice assai solerte e sensibile, nonché scrittrice di teatro, Maura Del Serra ha collezionato anche numerose sillogi poetiche accompagnate da ottimi studi sulla sua poesia a firma di Giorgio Barberi Squarotti, Donato Valli, Mario Luzi, Claudio Varese, Ferruccio Ulivi, Margherita Harwell, ecc. tutti illuminanti sulla natura e la portata della sua vocazione lirica che viene inquadrata nella grande tradizione orfica, anche se non si risolve solo in questa.
Da una raccolta all'altra (Concordanze, ed. Giuntina, Meridiana ed. Giuntina, Infinito presente ed. Giuntina, Sostanze ed. Confronto, Aforismi ed. Ocra Gialla) nell'arco di dieci anni questa donna ancora giovane dai capelli neri e gli occhi chiari, fiera e dolce a un tempo, è capace di esprimere in poesia un alto senso della misura cosmica dell'umanità, come se da sempre la sua ricerca poetica si sia sposata con la ricerca filosofica e sia approdata a una dimensione metafisica che la colloca con naturalezza ad una altitudine rarefatta da cui le è possibile guardare allo scorrere del tempo e dei fatti umani come da un traguardo già raggiunto di saggezza e di equilibrio in cui le passioni si stemperano, gli odi e gli amori della vita si placano, le cose umane trovano la loro giusta collocazione nella scala dell'essere, e quindi i contrasti si frantumano, apparentemente senza neppure lo scotto di sofferenza della creatura, e i gradini dal non essere all'essere diventano una agevole scala per attingere l'infinito di Dio da cui tutto promana e a cui tutto torna con logica sequenza imperturbabile.
A monte di tutto questo traluce una cultura solida e sudata di tradizione classica e contemporanea, di confronti fra culture tesi sempre a carpirne le segrete connessioni pur tra le differenze, una sintesi ad alto livello dei succhi più vitali dell'umana speculazione, soprattutto una capacità di coniugare le regioni dell'arte e della creatività con i principi filosofici puramente speculativi per approdare a una pienezza di sentire e pensare in sintonia col Principe dei Principi, col Dio Creatore a cui la creatura anela già prefigurandosi la sua collocazione eterna.
Da ciò si deduce la continuità di battito poetico che percorre le varie sillogi che, più che un percorso ascensionale, testimoniano come Maura Del Serra si sia decisa a pubblicare versi solo a traguardo raggiunto, in modo che fin dall'inizio la sua espressione poetica rappresentasse non un iter in progress, ma un unicum, un'offerta finita all'infinito che ciascuno di noi rappresenta nella visione del Tutto, una testimonianza non già di fede incondizionata, ma una certezza, filosoficamente intesa, del nostro destino di creatura nell'ambito della Creazione Universale.
La tensione emotiva e intellettiva dà al verso una scansione di classica compostezza che naturaliter cerca e trova la forma più giusta, solenne, ampia, sublime, senza mai tracimare in retorica, conservando il battito profondo.
Una poesia di sfolgorante bellezza. Una donna, una vestale dell'arte poetica, assolutamente da conoscere, specie in tempi aridi e confusi come questi che stiamo vivendo: per imparare a non disperare, a guardare oltre e alto.
MARIA MARCONE
in "Puglia" e in "Lucania", 13 settembre 1995
Comments