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Maura del Serra

Una poesia per L'Aquila

ROMA (3 novembre) - Dopo la consegna delle prime casette, si dovrà ancora ricostruire all'Aquila e serviranno infissi, travi, mattoni per rimettere in piedi le vecchie abitazioni o costruirne di nuove. Ma per ricostruire dopo quella notte che ha scardinato tutto, case e chiese, luoghi di lavoro e luoghi d'incontro, servono anche le parole.

Quelle parole speciali che portano impresse nel DNA il lutto e la gioia, il dolore e la pietà, l'emozione e il fervore conoscitivo, il suono e la memoria, il paesaggio reale e il paesaggio interiore dell'anima. E segnano la via della possibile speranza in modo che svanisca l'incubo dell'annientamento di ogni terremoto nella memoria dei sopravvissuti. E che si alimenti il desiderio della continuità dell'esistenza ferita da una scossa che sembrava non essersi mai arrestata, che ha visto stravolta ogni abitudine, ogni certezza di sé negli spazi e nei tempi della propria vita, con l'emergenza continua nel volto dei tanti disagi di una vita frantumata e scenari futuri ancora imprevedibili.

Servono le parole solidali dei poeti, quei poeti che hanno scritto una poesia per l'Aquila e l'hanno letta nell'Auditorium della Carispaq durante la cerimonia del Premio Internazionale "Laudomia Bonanni". Sono Daniele Cavicchia, Maurizio Cucchi, Maura Del Serra, Alba Donati, Paolo Ruffilli e Pietro Spataro, cioè i vincitori delle precedenti sei edizioni. Ognuno ha raccontato il terremoto a suo modo, versi di dolore, di rabbia, di sconcerto, di speranza.

L'impressione è quella di una cronaca profonda, di un racconto diverso di quell'evento che pure è stato mostrato, commentato, vissuto da tutti. I poeti si sono chiesti (come Alba Donati e Daniele Cavicchia) chi potrà costruire le "stanze" dentro le case che sorgeranno. Si sono interrogati (come Maura Del Serra e Pietro Spataro) sulla memoria ferita che "ci chiama al suo battesimo di coscienza civile". Hanno scoperto la "natura carnivora" (è il caso di Maurizio Cucchi e Valerio Magrelli) come nella Ginestra di Leopardi, quella natura madre-madrigna da maledire e da adorare, che si vince solo obbedendo alle sue leggi che sono sempre meno rispettate.

Diceva bene Titos Patrikios, il poeta greco che quest'anno ha ottenuto al "Laudomia Bonanni" il previsto riconoscimento internazionale. Servono le parole solidali dei poeti, non a caso in più versi di quelli nati per l'Aquila si parla di una spinta solidale che porta alla ricostruzione. La poesia indica che nella vita c'è il dolore e lo struggimento, e c'è anche la possibilità della speranza, la difficile speranza che la vita colpita al cuore continui. Muovendo pensieri e parole e soffiandovi via tutta la convenevole patina, i poeti sono eroici, disarmati e materni nell'impresa di sostenere, con corpo e con anima, i nostri sentimenti, di fronte ai grandi eventi dell'esistenza, con tutti i suoi beni e i suoi mali, le sue verità e i suoi inganni, inestricabilmente legati tra loro e tra loro indistinguibili.


RENATO MINORE

"Il Messaggero"

3 novembre 2009



Maura Del Serra con Titos Patrikios, al Premio "L. Bonanni" 2009


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