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  • Maura del Serra

Ungaretti



MAURA DEL SERRA, Ungaretti, Firenze, La Nuova Italia, 1977

[...] E leggiamo il più meditato Ungaretti della Del Serra che è riuscita a delimitare e a circoscrivere la figura e le opere del poeta in un perimetro rigoroso e illuminante con abbondanti riferimenti ai testi e una penetrazione psicologica stringente [...].


Da Pirandello a Ungaretti

"Gazzetta di Parma", 23 febbraio 1978





MAURA DEL SERRA, Ungaretti, Firenze, La Nuova Italia, 1977

[...]. Esemplare per la completezza dell'informazione e il rigoroso taglio critico è il volume monografico di Maura Del Serra Ungaretti, La Nuova Italia, teso a ricollegare attraverso l'analisi delle varie raccolte i motivi portanti dell'opera ungarettiana (l'eternità, la memoria, il viaggio, l'apocalissi).


FRANCESCO PAOLO MEMMO

"Paese Sera", 19 marzo 1978





MAURA DEL SERRA, Giuseppe Ungaretti, La Nuova Italia (Collana "Il Castoro"), Firenze 1977, pp. 128

In quanto a metodo, M. Del Serra segue cronologicamente lo sviluppo della attività ungarettiana articolata entro i quattro fiumi della storia e dell'esistenza del Poeta: Nilo, Senna, Serchio e Isonzo. Lo segue tenendo sempre sullo sfondo il giudizio che Ungaretti diede alla propria opera: "Il primo carattere della mia attività è autobiografico. Io credo che non vi possa essere né sincerità né verità in una opera d'arte se in primo luogo [...] non sia una confessione [...] sottoposta alle pressioni e ai voli del sentimento e della fantasia". Comparando luoghi ungarettiani con quelli della poesia contemporanea (Mallarmé, Valéry), l'autrice ama evidenziare pure il retaggio petrarchesco e leopardiano, nonché l'influenza esercitata da due filosofi. A detta di Ungaretti, infatti, la sua poesia è un modo platonico di sentire le cose, avendo per maestri "nel campo dello spirito, da una parte Platone e i platonici, e dall'altra Bergson". Introducendo alla prosa poetica e alla poesia dell'autobiografismo ungarettiano, la Del Serra non è avara nel lasciare che il Poeta parli del proprio e con il proprio messaggio - in sostanza "gnostico-cristiano" - permeato del 'ricordo' ("Non è vero che il ricordo sia cordiale, il ricordo è crudele") e sorretto dalla convinzione che la parola sia "sacra anche se sacrilega". Utile anche il capitolo finale dedicato a Ungaretti visto attraverso 60 anni di critica.


WALTER CERVI

"Studi cattolici", dicembre 1978

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