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  • Maura del Serra

Za solecem i noc ju vosled / Dietro il sole e la notte

Aggiornamento: 5 feb 2021







Meridiana dell'arte, Introduzione a Za solecem i noc ju vosled [Dietro il sole e la notte] di Maura Del Serra, Moskva, Elia-Arto, 1994


Nel nostro tempo, non solo in Italia ma in quasi tutti i paesi dell'Europa occidentale, pochissimi poeti usano la rima cosiddetta classica e il ritmo fisso: troppo grande è il timore di perdere in partenza il confronto con poeti come Leopardi, Pascoli, D'Annunzio, per non parlare ovviamente di Dante e di Petrarca; per la Germania viene subito in mente l'esempio di Rilke, e per la Francia quello di Mallarmé: per la loro epoca, essi furono piuttosto modernisti, ma sempre nei limiti della norma poetica - della Norma con la maiuscola, quella che ci fu data originariamente dalla natura (non temiamo le parole auliche della suprema ispirazione poetica). L'armonia di contenuto e forma non è una frase fatta, e questa definizione precisa e cristallina è diventata banale solo perché se ne è tanto abusato, innanzitutto da parte dei critici. La diffusione del verso libero non è dovuta, evidentemente, solo al timore di un confronto sfavorevole con i classici della poesia: c'è anche la volontà di rinnovare la struttura stessa del verso, di dargli più dinamismo ed elasticità, di liberarlo dalle pesanti catene della rima obbligata. é chiaro che è più facile scrivere versi quando i giganti della poesia mondiale non sovrastano con la loro ombra minacciosa, ma restano indietro o a fianco. Ma ci sono, anche nella poesia italiana, alcuni poeti che non hanno "paura di lottare" coi predecessori famosi: a questi impavidi appartiene anche Maura Del Serra, di cui la Casa editrice moscovita Elia-Arto pubblica ora la raccolta poetica Dietro il sole e la notte.

Maura Del Serra usa spesso, e abilmente, la rima, che è per lei - come ha capito profondamente il critico letterario Claudio Varese nella sua introduzione alla raccolta Infinito presente (Casa editrice Giuntina, 1992) - è il "segno letterario di una ricerca di pensiero". Proprio attraverso la rima riesce non solo a descrivere la realtà, ma anche a cantarla, ed insieme ad esprimere il suo "io" poetico. La rima, il rigore formale e l'unità intrinseca di ritmo e stile permettono al poeta di superare "la solitudine corale", e di comprendere l'infinito nel finito, il complesso nel semplice, l'invisibile nel visibile. In altre parole, nelle sue poesie Maura Del Serra cerca la via per attingere il mondo dove regnano l'armonia e la coerenza totale dei pensieri e dei sentimenti. Le sue poesie sono solitamente brevi (sei o sette versi) a rima unica baciata, più raramente alternata. A volte rimano solo il primo e l'ultimo verso; non di rado il poeta ricorre all'anafora, per dare alla poesia più pathos e densità e per esprimere poeticamente il senso pieno del presente, anche se a prima vista quest'ultimo sembra molto grigio. Qui è senz'altro evidente l'influsso del poeta tedesco del diciottesimo secolo Hölderlin, molto vicino a Maura Del Serra per stile e per visione della realtà; egli affermava che la stessa realtà è poetica, e che solo in essa è il senso della poesia, la quale non deve affatto trascurare i ritmi e le rime degli antichi poeti.

Docente di letteratura italiana contemporanea all'Università di Firenze, Maura Del Serra possiede un'erudizione enciclopedica, e ricchissime cognizioni linguistiche. Conoscitrice profonda delle moderne lingue europee, ha tradotto in italiano Proust, Simone Weil, Else Lasker-Schüler, Virginia Woolf e la commedia di Shakespeare Molto rumore per nulla. Il suo interesse per il teatro non è casuale: lei stessa è autrice di alcune pièces, fra cui La Fenice, Il figlio, Specchio doppio e L'albero delle parole.

I suoi libri e saggi critici sull'attività letterario-filosofica di Nietzsche, V. Solov'ev, Vico, Foscolo, Rebora, Campana, Landolfi, Caproni e Pasolini le hanno procurato vasta rinomanza, non solo in Italia ma anche all'estero.

Sorge la domanda: chi è insomma Maura Del Serra: un critico letterario, uno storico, un traduttore, un filologo?

É innanzitutto un poeta: tutto il resto è conseguenza della sua esperienza poetica e della volontà di esprimersi con pienezza e con rigore scientifico anche nelle sfere contigue alla poesia. E le traduzioni nascono dal desiderio di mostrare a sé e agli altri che la poesia europea, anche se ogni paese diverge dagli altri per storia, abitudini e mentalità, ha un'unica radice, quella del cristianesimo.

Non per caso Maura Del Serra ha studiato a lungo e con grande fervore l'opera poetica di Clemente Rebora e di Dino Campana, due poeti italiani di tendenza mistico-religiosa, anche se nella poesia di Campana questa si unisce in modo eccentrico con una visione "enfatica" della realtà; ma se nell'opera poetica di Rebora e dell'ultimo Campana prevaleva il sentimento della sorte tragica dell'uomo, della sua intrinseca debolezza davanti al Fato onnipotente, nella poesia di Maura Del Serra domina un sentimento di fede limpida; essa è proprio il poeta di quella "magia bianca" di cui parla la poesia omonima nella raccolta Concordanze (Giuntina, 1985): "E il cuore schiavo del sorso di quiete / battere nuovo il volo sprigionando la mente / come aquilone: è questa la virtù / nell'ora lunga fra tregua ed agguato." Come scriveva nella sua introduzione a questa raccolta poetica il noto critico italiano Giorgio Barberi Squarotti, nella poesia di Maura Del Serra "si propone di nuovo quello che è il carattere fondamentale del discorso poetico, di essere anche rivelazione religiosa".

Maura Del Serra assorbe con acutezza particolare tutta la caducità del tempo terreno, e la labilità delle cose apparentemente fondamentali come ricchezza, gloria, posizione sociale; in questo senso è simbolico il titolo della raccolta La gloria oscura (Giuntina, 1983).

Se l'uomo non sente con l'anima e il cuore il respiro divino dell'immortalità, la sua carriera così brillante, le ricchezze immense, la gloria così ambita dal politico, dall'artista e perfino dal poeta somigliano a una chimera, ad un miraggio. La volontà di capire il mondo che ci circonda e le sue leggi segrete è infruttuosa se non ci si guarda nello specchio dell'anima; bisogna aggiungere che per Maura Del Serra la pienezza della conoscenza e dei sentimenti è raggiunta solo quando il poeta si immerge nella meditazione, quella che permette di vedere "il sole della verità" e "la croce dell'esistenza". Il vero poeta deve misurare la sua vita e la sua attività creativa sulla meridiana della storia esistenziale. Questa meridiana è la metafora della nostra esistenza sulla terra tribolata; per il poeta è simbolo della coesione suprema tra la piatta realtà orizzontale e la luce verticale del sole che cade sul quadrante. Solo nel processo dell'Ascesa alla Verità Divina (espressione veterotestamentaria) il mondo terrestre e il mondo dell'immaginazione poetica diventano una cosa sola.

La visione magica e cosmica del mondo non priva affatto la poesia di Maura Del Serra dei segni precisi del nostro tempo, coi suoi gravissimi problemi morali e sociali. Non di rado le sue poesie sono pregne di dolore per i diseredati, di antica diffidenza e a volte perfino d'ira (cfr. la poesia Il meglio è nemico del bene) per quelli che a qualsiasi prezzo, perfino a prezzo di sangue, tentarono e tentano tuttora di creare una società di falsa uguaglianza, di fraternità ipocrita e di solo apparente solidarietà. Non molto tempo fa la critica italiana chiamava questi critici e scrittori "impegnati": Maura Del Serra appartiene senza dubbio all'ala della poesia democratica di sinistra: non accetta affatto il razzismo e l'antisemitismo veri o camuffati, la boria dei privilegiati, l'onnipotenza del denaro; le è naturale il sentimento acuto della giustizia; non è un osservatore freddo e passivo degli avvenimenti: ma il senso profondo della sua attività è la "poesia pensante". Anche sentimenti complessi e contraddittori come l'amore, l'odio, il dolore, la gioia, essa tenta di concettualizzarli creandone immagini a tuttotondo, ugualmente accessibili alle emozioni ed alla mente. Come ha detto la stessa Maura Del Serra, per avere un giudizio oggettivo su qualche avvenimento o sulla natura umana bisogna acquistare "l'udito verticale del fiore e la vista circolare del frutto". Di questo è nutrita tutta la sua poesia, che ricorre alle tesi ed antitesi per esprimere la loro inscindibile coesione: non per caso essa vede la luce nell'ombra e l'ombra nella luce, e innanzitutto il divino nel quotidiano.

Un'altra diversità di Maura Del Serra dalla maggioranza dei poeti italiani contemporanei consiste nel suo slancio, nell'andare non dall'universale al particolare, ma viceversa. Il punto di partenza delle sue poesie è nelle emozioni intime, nella vita familiare, nei rapporti con chi le è vicino ed amico, anch'essi soggetti ad improvvisi alti e bassi.

Da questo microcosmo cerca con tutte le forze di uscire nel macrocosmo, in cui regnano due forme creatrici di vita, il Sole e la Luna, entrambe donate agli uomini da Dio perché possiamo intravedere la Triade salvatrice, Fede, Speranza e Carità: sono per noi la stella che ci guida, dice il poeta nel trittico Le madri (in Meridiana, Giuntina, 1987).

È molto importante che per Maura Del Serra la latina pietas porti in sé l'espressione superiore dell'amore vivo e attivo. La giustizia è "la coscienza attiva della necessità; la pietas è la coscienza attiva dell'amore". é questo il credo attivo del poeta.

Maura Del Serra vede la salvezza dal pragmatismo e dal frequente freddo cinismo del ventesimo secolo unicamente nella fede solare, assolutamente non bigotta né vanagloriosa, nella provvidenza divina. Sarebbe altrimenti difficilissimo accettare il ventesimo secolo, che non ha analoghi nella storia per tragicità, dilagante violenza e grandiosità di cambiamenti non sempre positivi; la sua contradditorietà, gli estremi del bene e del male, della fede e dell'incredulità, della disperazione e della speranza, si sono concentrati nella poesia di Maura Del Serra; e ora anche il lettore russo potrà sincerarsene.


LEV VERSCININ (trad. dell'autore)




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